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Industria 4.0: significato, vantaggi e requisiti chiave

03/12/2019

Quando si parla di industria 4.0, il significato spesso non è ancora chiaro, ma si tratta di un dubbio legittimo perché è un concetto nuovo, che le imprese odierne stanno imparando a conoscere. Ormai è chiaro che è in atto una rivoluzione industriale, che in tempi piuttosto brevi potrebbe cambiare radicalmente il mondo dell’imprenditoria industriale.

Siamo già abituati allo sviluppo quotidiano di nuove tecnologie, ma stavolta entrano in gioco macchinari in grado di apprendere, comunicare tra loro e interagire con l’uomo. Si parla anche di gestione dei big data, manifattura additiva e sfruttamento intelligente delle risorse energetiche. Scopriamo allora quali saranno le sembianze dell’industria del futuro.

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Cosa si intende con industria 4.0?

Nel passato abbiamo conosciuto ben 3 rivoluzioni industriali: la prima è legata all’utilizzo della macchina a vapore, la seconda alla produzione di massa e la terza alla nascita dell’informatica. La quarta rivoluzione industriale è ancora in atto ed è per questo che si fa ancora fatica a capire cos’è l’industria 4.0, il significato e i suoi tratti distintivi.

Cosa significa industria 4.0? Il 4.0 è un nuovo modo di fare industria in cui cambiano in primo luogo le macchine, non più semplici esecutrici di un processo, ma interconnesse e capaci di comunicare elettronicamente utilizzando la rete (Industrial Internet of Things).

I dati e le informazioni si integrano attraverso le diverse fasi della produzione industriale, secondo la logica di un’integrazione orizzontale. Non manca neanche una forma di integrazione verticale, per connettere le informazioni a più livelli, ad esempio tra fornitori, produttori e clienti.

I robot che operano nel settore manifatturiero diventano collaborativi, interagiscono anche con l’uomo e apprendono sulla base dei dati immagazzinati. Realtà aumentata e stampanti 3d diventano sempre di più parte del processo produttivo.

Anche la manutenzione viene gestita dalle macchine e l’intervento dell’uomo si fa più sporadico. Viene data particolare attenzione alla manutenzione predittiva, in modo che gli stessi robot possano prevedere il fallimento produttivo e intervenire con anticipo con i necessari interventi di autoriparazione.

Allo stato attuale solo l’1% dei dati raccolti dalle aziende vengono effettivamente utilizzati, ma nell’industria 4.0 si registra un cambio di paradigma. Non solo viene raccolta una grande quantità di informazioni, ma queste vengono gestire in cloud e usate soprattutto nell’ambito del machine learning.

La mole di informazioni e la loro gestione telematica, impone inoltre specifici accorgimenti sulla cyber security, che diventa più che mai una priorità.

I vantaggi dell’industria 4.0

I vantaggi dell’industria 4.0 si traducono soprattutto in termini di produttività. Un’impresa che si serve di macchinari intelligenti e interconnessi, riesce ad accelerare i processi in tutte le fasi della produzione, dalla prototipazione fino alla realizzazione del prodotto finito.

Anche la qualità non può che trarre giovamento da queste tecnologie, perché i robot eseguono in tempo reale dei controlli su tutta la produzione e sono in grado di occuparsi dell’autodiagnosi, per verificare che eventuali difetti non siano legati a malfunzionamenti delle macchine.

Un altro innegabile beneficio dell’industria 4.0 è lo sfruttamento intelligente delle risorse energetiche, in modo da evitare gli sprechi e salvaguardare l’ambiente. Maggiore efficienza energetica vuol dire anche ridurre i consumi di energia e quindi assicurare un risparmio all’impresa.

Grazie alle agevolazioni e ai finanziamenti previsti dal Governo Italiano a favore dell’industria 4.0, le imprese diventano più competitive e possono affacciarsi a testa anche sui mercati internazionali.

Il Piano Nazionale Industria 4.0: le linee guida

Il bando industria 4.0 si pone l’obiettivo di favorire in particolar modo le PMI, che rappresentano la quasi totalità del settore produttivo italiano. Bisogna comunque tenere conto che solo quelle imprese che possiedono tutti i requisiti previsti dalla legge possono accedere a questi benefici.

A partire dal 1° gennaio 2023, in seguito all’approvazione della nuova manovra economica, gli incentivi per l’acquisto di beni strumentali per le attività d’impresa subiranno alcune modifiche. Salvo eventuali interventi da parte della nuova legge di bilancio, alcuni bonus non saranno più previsti, mentre altri continueranno con aliquote agevolative più basse.

La Legge di Bilancio 2023 prevede solo un prolungamento di tre mesi, dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023, del termine per effettuare gli investimenti in beni materiali 4.0, (elencati nell’Allegato A della Legge di Bilancio 2017). Tale prolungamento è soggetto alla condizione che gli investimenti siano stati pianificati entro il 31 dicembre 2022 e che sia stato versato un acconto del 20% o superiore alla medesima data.

Inoltre, i crediti d’imposta per investimenti in formazione 4.0 e beni strumentali ordinari non sono più previsti, e il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo è stato ridotto dal 20% al 10%, mentre quello per innovazione tecnologica green è stato ridotto dal 15% al 10%.

Al fine di programmare efficacemente gli investimenti tecnologici, è necessario leggere con attenzione i bandi nazionali e verificare che l’impresa soddisfi le condizioni dettate dal legislatore. A questo scopo può essere di grande aiuto la figura dell’innovation manager.

Si tratta di una risorsa manageriale particolarmente competente nel settore di riferimento e in grado di gestire il processo di riorganizzazione aziendale, in ottica di una sempre maggiore digitalizzazione.

Il manager, tra le varie responsabilità che gli vengono assegnate, individua anche le opportunità legate alle agevolazioni nazionali e farà le dovute verifiche in ordine ai requisiti necessari per accedervi, che cambiano in base ai diversi benefici proposti.

Transizione 4.0, PNRR e differenze con industria 4.0

Anche il PNRR, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha previsto un focus sull’Industria 4.0, ovvero sulla transizione verso la quarta rivoluzione industriale, attraverso una serie di incentivi e misure a sostegno della trasformazione digitale delle imprese. In precedenza, questo piano era stato introdotto come “Piano Industria 4.0” nel 2016 e poi evoluto in “Piano Impresa 4.0” due anni dopo.

Il PNRR prevede un investimento di 13,38 miliardi di euro, che sarà integrato da ulteriori 5 miliardi di euro dal Fondo Complementare. Le misure prevedono l’estensione delle imprese beneficiarie, la sostituzione dell’iper-ammortamento, il riconoscimento del credito sugli investimenti effettuati nel biennio 2021-2022, l’estensione degli investimenti immateriali agevolabili, l’aumento delle percentuali di credito e dell’ammontare massimo degli investimenti incentivati.

Inoltre, il PNRR prevede un regime di credito d’imposta per le spese delle imprese in tecnologie 4.0 che potranno essere richieste nelle dichiarazioni dei redditi tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2023. Le spese riconosciute riguardano investimenti in beni strumentali materiali e immateriali 4.0, attività di ricerca, sviluppo e innovazione, e attività di formazione per acquisire o consolidare la conoscenza di tecnologie rilevanti.

Tuttavia, è importante notare che questo tipo di credito d’imposta non può essere ceduto alla banca e può essere utilizzato solo per compensazione, un limite stabilito dal governo e non dalle banche. L’impatto economico delle misure verrà valutato da un Comitato scientifico composto da esperti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero dello Sviluppo economico e della Banca d’Italia.

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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