Polizza vita e successione: cosa prevede per gli eredi

La polizza vita è uno strumento essenziale per proteggere i propri cari, ma cosa succede quando entra in gioco la successione? In questo articolo, esploreremo come l’assicurazione sulla vita si interseca con l’eredità, chiarendo chi sono i beneficiari legittimi, quando il capitale assicurativo entra nell’asse ereditario e quali sono gli aspetti fiscali legati alla tassa di successione.
Dopo aver visto come funziona la polizza vita in caso di morte, approfondiamo ora l’aspetto legato al trattamento delle polizze vita per gli eredi.
Polizza vita e successione: come funziona
La polizza vita è un contratto assicurativo che garantisce, al verificarsi del decesso dell’assicurato, il pagamento di un capitale o di una rendita a uno o più beneficiari (oltre ad eventuali opzioni aggiuntive come la possibilità di prelevare denaro in caso di necessità, la crescita di un valore in conto capitale o l’accesso a benefici fiscali). La successione, invece, è il processo legale attraverso cui il patrimonio di una persona deceduta (l’insieme di tutti i suoi beni mobili e immobili) viene trasferito agli eredi.
Le polizze vita, infatti, non solo offrono un’importante protezione finanziaria ai beneficiari, ma possono anche rappresentare uno strumento di pianificazione patrimoniale. In caso di morte dell’assicurato, il capitale non confluisce automaticamente nella successione legale, ma segue regole specifiche legate alla designazione del beneficiario.
Le polizze vita rientrano nell'asse ereditario?
In generale, le polizze vita non rientrano nell’asse ereditario. Questo significa che il capitale della polizza non viene incluso nella divisione del patrimonio tra gli eredi legittimi del defunto. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 26606 del 2016, chiarendo che il beneficiario acquista un diritto di natura contrattuale che non segue le regole della successione legittima.
Una successiva sentenza della Corte Suprema, la n. 6531/2016, ha ulteriormente chiarito la questione escludendo che la polizza vita sia una donazione indiretta, poiché non impoverisce il patrimonio dell’assicurato. L’unico esborso effettivo riguarda i premi assicurativi versati in vita: solo questi possono essere considerati un’eventuale lesione della quota di legittima e quindi rivendicati dagli eredi legittimi.
Chi sono i beneficiari legittimi della polizza vita?
Il beneficiario della polizza vita è la persona o il gruppo di persone che l’assicurato ha scelto di nominare al momento della sottoscrizione della polizza: è possibile designare come beneficiario una persona fisica, una società o un ente, addirittura una persona non ancora nata, minorenne o incapace.
Beneficiario polizza vita non erede: è possibile nominarlo?
Sì, è assolutamente possibile nominare come beneficiario della polizza vita una persona che non è un erede legittimo. L’assicurato ha la libertà di designare chi desidera ricevere il capitale, indipendentemente dal grado di parentela o dal fatto che faccia parte della famiglia.
Inoltre, il beneficiario può essere cambiato in qualsiasi momento durante la vita dell’assicurato, mediante comunicazione scritta alla compagnia assicurativa o specifica dichiarazione nel testamento.
Quando una polizza vita va in successione?
Esistono due casi particolari in cui l’assicurazione, invece, rientra nella successione.
Il primo si verifica quando il beneficiario della polizza vita muore prima del contraente. In tale situazione, il diritto a riscuotere il capitale passa agli eredi del beneficiario e non agli eredi del contraente.
Il secondo caso riguarda le polizze in cui il contraente ha designato genericamente come beneficiari “gli eredi”. In questo caso, al momento della sua morte, il capitale assicurato verrà suddiviso tra coloro che, in base alla legge o al testamento, hanno diritto all’eredità. Tuttavia, la ripartizione dell’importo non seguirà le regole successorie, ma avverrà in parti uguali tra i beneficiari.
Polizze vita e tassa di successione
Non rientrando nell’asse ereditario, se non nei due casi particolari di cui abbiamo appena parlato, il capitale assicurato in una polizza vita non è soggetto a tassa di successione. È per questo che le polizze vita vengono spesso utilizzate come soluzione strategica per garantire sicurezza economica ai propri cari, con il vantaggio che le somme destinate vengano erogate rapidamente e senza passare attraverso le procedure successorie e la relativa tassazione.
La polizza vita va dichiarata in successione?
Le procedure di successione si aprono entro un anno dal decesso con la somma dei valori di tutti i beni immobili, quali case e terreni, e di quelli mobili, come gioielli, conti correnti e denaro contante del defunto, che dovranno essere divisi tra gli eredi.
In linea generale, la polizza vita non va dichiarata in successione se i beneficiari sono stati nominati precisamente, sono in vita e sono quindi in grado di ricevere direttamente il capitale senza passare attraverso l’asse ereditario.
Decesso contraente polizza vita: quali regole per la successione?
Al momento del decesso del contraente, la polizza vita segue le regole stabilite nel contratto: se i beneficiari sono stati designati, riceveranno direttamente il capitale senza dover passare per le procedure di successione. Solo in assenza di beneficiari specifici o in alcune situazioni particolari, come abbiamo visto, l’importo può rientrare nell’eredità. Questo meccanismo rende la polizza un’opzione vantaggiosa per garantire liquidità immediata e protezione ai propri cari.
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