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Riqualificazione urbana e Terzo Settore – OGR Torino e finanza a impatto

02/12/2020

Tradizionalmente, la riqualificazione urbana è stata interpretata come un modo per migliorare lo stato delle infrastrutture e la qualità della vita all’interno di un’area. Oggi, però, questo tipo di progetti sta acquisendo un significato ancora più importante: inclusione sociale, collettività e promozione della cultura, senza tralasciare l’aspetto del ritorno economico.

Forse l’esempio più tristemente iconico di riqualificazione urbana è Ground Zero, il sito che oggi sorge a New York dove prima dell’11 settembre 2001 si trovavano le torri gemelle. Anche in Italia abbiamo avuto delle grandi iniziative, come quella delle OGR Torino di cui parleremo meglio tra poco.

Il terzo settore si rende sempre più protagonista della riqualificazione urbana, specialmente per l’impatto sociale che questi progetti possono avere. Ecco perché oggi vogliamo dedicare un approfondimento a questo argomento.

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L’impatto della riqualificazione: economico ma soprattutto sociale

La riqualificazione urbana del secolo scorso è stata segnata da grandi successi, ma altrettanto da controversie e problemi. In tutto il mondo, i grandi progetti di questo tipo sono serviti soprattutto a promuovere gli scambi economici e il valore immobiliare di alcune zone.

Queste scelte hanno talvolta avuto impatti positivi sul PIL locale, ma a un grande costo sociale. Gli abitanti dal reddito più basso sono spesso stati schiacciati dalla gentrificazione, cioè dal crescente costo di affitti, prodotti e servizi in una certa zona dovuto al crescente numero di persone ad alto reddito che vi abitano.

In parte queste sono state scelte obbligate, specie nelle grandi città che continuavano a veder crescere la loro popolazione e la ricchezza media. A Londra, ad esempio, i quartieri operai sono stati spostati sempre di più verso i margini della città man mano che questa si espandeva. Una scelta dettata dalla necessità di ospitare vicino al centro un numero crescente di aziende e professionisti di ceto medio e alto.

Sono stati tanti i progetti colpiti dalla gentrificazione nel lungo termine, un fenomeno che inevitabilmente porta a esclusione sociale e trasferimenti forzati.

Oggi, però, le cose sono cambiate. Una crescente sensibilità e un tasso di crescita demografica ridotto, in tutta Europa, stanno portando alla nascita di progetti focalizzati sulle necessità dei cittadini, dell’ambiente e degli animali.

Una grande ondata di novità, che si esprime spesso attraverso iniziative private del terzo settore o partenariato pubblico-privato.

Oggi il terzo settore sta diventando sempre più presente, su diversi livelli, nei progetti di riqualificazione urbana. Non è raro che una fondazione finanzi il progetto, un’associazione culturale stabilisca lì una sede, una cooperativa sociale si occupi di gestire gli spazi verdi e così via.

Per loro natura, gli interventi di riqualificazione sono molto vari. Ci sono alcuni elementi che, però, a uno sguardo attento risultano essere il denominatore comune delle tendenze dei progetti attuali.

Il primo carattere è l’inclusione sociale, imparando dagli errori del passato. Non solo inclusione in termini di classe di reddito, ma in un senso più ampio: mantenere l’identità, le tradizioni e la cultura che permea ogni singolo quartiere.

Altro punto importante è la promozione delle arti, incoraggiando il talento locale. Non possono poi mancare la sostenibilità ambientale e gli spazi verdi per la collettività, che sono diventati essenziali anche nelle aree più densamente abitate.

Anche la promozione dello sport è molto importante: le ricerche sui progetti di riqualificazione dimostrano una correlazione tra impianti sportivi e salute degli abitanti.

Infine, la valorizzazione del patrimonio storico e culturale. Spesso questo diventa anche fortemente integrato con la tecnologia, creando un’identità contemporanea per il grande patrimonio storico italiano. L’iniziativa LuBeC di Lucca è un punto di riferimento per chi è alla ricerca di queste soluzioni, e BPM in passato ha collaborato all’evento.

L’esempio illustre: OGR Torino

Le OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Torino erano un enorme complesso industriale dedicato alla riparazione di treni. Nei primi anni ‘90 l’officina vera e propria viene dismessa, lasciando libero uno spazio di oltre 20.000 metri quadrati in una zona già oggetto di grandi interventi urbanistici -dal grattacielo di Intesa al nuovo volto di Porta Susa-.

La fondazione CRT ha investito 110 milioni di euro e 1.000 giorni di cantiere nella realizzazione delle nuove OGR, oggi diventate un’”officina delle idee”. Lo spazio, interamente recuperato, ospita:

  • Uno spazio innovazione dedicato alle startup
  • Un’area interamente dedicata ad arti performative e visive
  • Una terza zona, che congiunge le precedenti, dedicata alla ristorazione. Qui la cucina tradizionale piemontese incontra la modernità, valorizzando una parte importante dell’identità cittadina.

Il progetto serve la collettività in diversi modi, oltre a essere economicamente sostenibile. I giovani talenti –molteplici, vista anche la vicinanza del Politecnico- coltivano l’innovazione attraverso una struttura che permette loro di lavorare sulle loro iniziative; gli amanti di musica e cultura hanno un’offerta estremamente ampia di mostre e concerti, mentre chi sceglie la formazione può contare su proposte gratuite ad elevato valore aggiunto.

Le OGR sono un successo che speriamo di vedere replicato più e più volte in tutta Italia, sempre con il coinvolgimento degli enti del terzo settore.

  

  

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 
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