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Borse europee: DAX, FTSE MIB, CAC 40 e non solo

04/11/2019

Secondo le statistiche, tra il 70% e l’80% degli investitori italiani predilige il mercato azionario italiano, in cui i settori bancario e dell’energia dominano. Percentuali che si confermano anche per quanto riguarda i trader, ovvero investitori che scelgono di operare in completa autonomia e attraverso i canali digitali; non è quindi il canale ad orientare l’investimento (consulente, web o altro) quanto piuttosto la percezione che l’investitore ha di avere maggiore confidenza con le azioni italiane.

Il mercato italiano nel suo complesso (considerando quindi azioni, obbligazioni e derivati), può andare bene per alcune categorie di trader o di investitori, ma resta un mercato locale, né più né meno di quello della maggioranza degli altri Paesi (fatte salvo una dozzina di grandi mercati ormai globali), con maggiore o minore liquidità e volatilità a seconda dei parametri che si considerano.

Come ogni mercato locale, il mercato italiano ha il pregio di offrire specifici titoli o andamenti, ma ha il difetto di limitate liquidità e opportunità di diversificazione del portafoglio e del rischio ed è per questo che bisogna conoscere le borse europee (ed extra-europee) e i loro indici.

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Alzando lo sguardo dal trading book italiano, i primi mercati a cui si rivolge il trader italiano sono quelli europei. Su queste piazze finanziarie di livello mondiale, a partire dalla Germania che è poi la principale tra le borse europee, sono quotate alcune delle multinazionali più note e importanti del pianeta. Multinazionali che sono presenti da decenni in Italia con prodotti e servizi di grande visibilità, che, necessariamente supportate dai grandi volumi di informazioni finanziarie a cui possiamo attingere attraverso i media, può fornire agli investitori (anche in qualità di consumatori dei prodotti di queste aziende) una percezione “rassicurante” relativamente all’attività delle aziende stesse.
L’attenzione degli investitori italiani si concentra molto spesso sulla Germania, ma anche sulla Francia (che comunque come azionario resta un mercato piuttosto limitato a livello continentale),  su qualche altro Paese che vanta alcuni campioni particolari (si pensi al mercato finlandese, che per anni è stato molto frequentato per via della sola presenza di Nokia) e  su altri Paesi di dimensioni finanziarie inferiori (Belgio, Spagna, Paesi Bassi). Meno attrattivo risulta il mercato azionario del Regno Unito sul quale grava da sempre la tassa “duty stamp”.

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Quali indici considerare per capire meglio i mercati europei

Per permettere agli investitori di seguire in modo sintetico ma realistico l’andamento dei mercati, borse europee comprese, sono stati creati dei “panieri”, detti indici, in cui vengono concentrati i titoli azionari a maggiore capitalizzazione presenti sui singoli mercati.

Se in Italia l’indice più importante è il FTSE MIB (ovvero un paniere dei 40 titoli più grandi del mercato azionario italiano MTA), in Germania il riferimento è il DAX (Deutsche Aktienindex 30) e in Francia il CAC 40. A questi si affiancano poi il FTSE 100 del Regno Unito (London Stock Exchange) e l’Eurostoxx 50, uno degli indici più importanti d’Europa.
Come detto, statisticamente riscuotono minore interesse tra i trader italiani gli indici e i future di Paesi in cui i mercati finanziari, e quindi le economie, sono di minori dimensioni. Tuttavia, si tratta di mercati in cui le dimensioni non sono poi così insignificanti come molti credono, anzi, e che nascondono spesso grande dinamicità, multinazionali quotate di grande rilevanza internazionale e grande apertura ai mercati esteri. Tra questi basti citare la Spagna (indice IBEX 35), la Finlandia (OMX Helsinki 25), la Svezia (OMX Stockholm 30) o la Svizzera (SMI).

I future sugli indici azionari delle borse europee

Questi stessi indici azionari delle borse europee diventano poi i sottostanti di molti strumenti derivatiFuture in particolare, ma anche opzioni, certificati ed altri ancora, che consentono di scambiarsi contratti ma non i titoli stessi; quindi strumenti più complessi da gestire in quanto soggetti a variabili un po’ diverse da quelle che influenzano un’azione o un paniere di azioni (e soggetti all’acquisto di interi lotti di titoli piuttosto che di singole unità, quindi negoziabili solo con importi più ingenti), ma che offrono una maggiore versatilità d’uso e una grande liquidità. Quest’ultima equivale poi di fatto alla possibilità di poterli scambiare sul mercato a livelli di prezzo più numerosi e caratterizzati da ordini maggiori e più frequenti.

Il DAX 30 tedesco e le borse europee

L’indice DAX 30 è forse l’indice azionario con il maggior peso in Europa, poiché i titoli delle società che in esso confluiscono non sono soltanto quelli delle 30 società a più ampia capitalizzazione della Germania, ma sono vere e proprie multinazionali di caratura mondiale. Tra essi, infatti, troviamo alcuni tra i più grandi produttori globali di automobili (Volkswagen e BMW), della chimica (BASF, Henkel) della finanza (Deutsche Bank), delle assicurazioni(Allianz) e di svariati altri settori. Si tratta infatti di un indice molto equilibrato dal punto di vista della distribuzione tra settori, a differenza dell’indice italiano che è invece molto squilibrato verso i bancari e gli energetici. Gli scambi relativi ai 30 titoli del Dax rappresentano circa l’80% degli scambi totali registrati dal mercato azionario tedesco.
Ogni contratto sul future sul Dax vale 25 euro a punto e un contratto su di esso ha un valore di 250.000 euro; molti broker offrono sui future di questo tipo mini-lotto e micro-lotto di valore più contenuto. Il Dax (sia come indice sia come future) è considerato una delle spie più sensibili dell’andamento dell’economia finanziaria, non solo della Germania quanto dell’intera Europa, e per questo è inserito nei portafogli di investimento di tutti i più grandi (ma anche i più piccoli) intermediari finanziari del mondo. Per l’indice DAX il riferimento è la Deutsche Börse di Francoforte che ne consente la negoziazione sulla piattaforma Xetra, mentre per il future sul DAX è l’Eurex, parte dello stesso gruppo.

CAC 40: l’indice azionario francese

Il CAC 40 è il principale indice azionario francese, che raggruppa le 40 aziende a maggiore capitalizzazione del Paese. Di queste, una grossa fetta (stimata attorno al 40-50%) è controllata da aziende non francesi. Anche in questo caso sono presenti in esso importanti multinazionali, in particolare di servizi industriali, banche e assicurazione, della produzione industriale e del manifatturiero.

Dal 2000 la Borsa di Parigi è stata incorporata in un gruppo insieme alle borse portoghese e belga (dal 2018 anche quella irlandese), acquisito a sua volta nel 2007 dal NYSE statunitense. Rispetto al Dax tedesco, non computa i dividendi delle azioni e non è necessario che le società quotate abbiano sede in Francia. Per l’indice CAC 40 francese e per il relativo future il mercato è l’Euronext Parigi.

Il principale indice italiano: il FTSE MIB

La storia del principale indice azionario italiano è iniziata nel 1992 con la denominazione di Comit 30 (dal nome della banca che lo calcolava, la Banca Commerciale Italiana, ora Intesa), ridenominato nel 2004 MIB 30; nel 2003 Borsa Italiana ha stretto un accordo con Standar&Poor’s per il calcolo del nuovo S&P MIB, ma nel 2009, con l’acquisizione di Milano da parte del London Stocks Exchange inglese, l’indice è stato sostituito dal FTSE MIB 30 (da Financial Time Stock Exchange). Le principali società dell’indice italiano sono ENI, ENEL, Intesa, Unicredit e Generali. Per l’indice FTSE MIB il mercato italiano è l’MTA, per il future l’IDEM.

di Andrea Fiorini

 

 

 

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