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Market timing: cos’è, come funziona e quali sono i rischi

market timing
07/07/2025

Negli investimenti, il tempismo è fondamentale: individuare il momento giusto per entrare o uscire dai mercati può fare la differenza tra una plusvalenza significativa e una perdita frustrante. È da questa intuizione che nasce il market timing, una strategia che cerca di prevedere i movimenti futuri del mercato per ottimizzare i rendimenti.

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Cos’è il market timing e in cosa consiste?

Il market timing è una strategia d’investimento che mira a prevedere i movimenti futuri del mercato, in particolare i momenti migliori per acquistare o vendere strumenti finanziari, allo scopo di massimizzare i guadagni o ridurre le perdite.

In parole semplici, è la tecnica utilizzata dagli investitori per cercare di “entrare” e “uscire” dal mercato al momento giusto, basandosi su cicli economici, notizie macroeconomiche o tendenze rilevate. L’obiettivo ultimo è battere il mercato, limitando le fasi negative e cavalcando quelle positive.

Questa pratica, spesso contrapposta all’investimento sistematico e alla logica del buy and hold, si basa sull’assunto che sia possibile prevedere con un certo grado di probabilità quando un indice salirà o scenderà.

Le strategie di market timing

Esistono diversi approcci al market timing in finanza, a seconda del grado di coinvolgimento dell’investitore e degli strumenti utilizzati: due tra i più diffusi sono il market timing tattico e quello passivo.

Market timing tattico

Il market timing tattico è una strategia attiva di gestione degli investimenti, spesso utilizzata da professionisti del trading online o da gestori di fondi, che prevede interventi mirati sulla composizione del portafoglio per adattarlo all’andamento dei mercati. Consiste nel ricalibrare dinamicamente il peso delle asset class, aumentandolo in quelle con prospettive favorevoli e riducendolo in quelle meno performanti, senza stravolgere l’allocazione strategica di lungo termine. Il market timing tattico richiede buone competenze tecniche.

Market timing passivo

Il market timing passivo, invece, rappresenta un approccio meno interventista: non agisce direttamente sulla composizione del portafoglio, ma lascia che siano i movimenti del mercato a modificarne naturalmente gli equilibri. Quando, ad esempio, il valore di un’azione cala sensibilmente, il suo peso relativo nel portafoglio si riduce di conseguenza. Allo stesso modo, un titolo in crescita finirà per occupare una quota maggiore del capitale investito.

Questa filosofia può sembrare più semplice da applicare, ma non implica necessariamente un disinteresse totale nei confronti dei propri investimenti.

Anche l’investitore più orientato al lungo periodo e al modello buy & hold, dovrebbe monitorare con regolarità il portafoglio e valutare la possibilità di ribilanciare le diverse componenti, soprattutto in presenza di eventi straordinari o oscillazioni eccessive: ignorare i segnali del mercato può esporre a una perdita di opportunità o a un’eccessiva concentrazione del rischio.

Quali indicatori si utilizzano?

Gli indicatori utilizzati per prevedere i movimenti di mercato si dividono in due grandi categorie: macroeconomici e psicologici.

Tra gli indicatori macroeconomici troviamo:

  • l’andamento del PIL;
  • i tassi d’interesse fissati dalle banche centrali;
  • l’inflazione;
  • la disoccupazione;
  • gli indici di fiducia dei consumatori e delle imprese.

Questi dati forniscono una panoramica dello stato di salute dell’economia e possono suggerire possibili evoluzioni dei mercati azionari e obbligazionari.

Accanto a questi, la finanza comportamentale sottolinea l’importanza degli indicatori psicologici, che analizzano il sentiment degli investitori (ad esempio, i livelli di euforia o paura innescati da notizie o segnali del mercato). Questi segnali, se letti correttamente, possono aiutare a capire quando il mercato è sopravvalutato o sottovalutato.

Rischi associati al market timing

La realtà ci dice che il market timing comporta diversi rischi. Di base, questi dipendono dal fatto che riuscire ad anticipare il futuro dei mercati è, nella pratica, quasi impossibile: anche gli analisti più esperti raramente riescono a prevedere con esattezza i movimenti degli asset, e basta un evento inatteso – geopolitico, sanitario o economico – per stravolgere le previsioni.

Uno dei rischi più critici, per chi pratica il market timing, è quello di perdere i giorni migliori in borsa: secondo diverse analisi, gran parte dei guadagni di lungo periodo deriva da poche sedute particolarmente positive. Restare fuori dal mercato in quei momenti, anche solo per pochi giorni, può compromettere i rendimenti complessivi.

C’è poi il rischio di commettere errori di valutazione: scegliere di uscire troppo presto o rientrare troppo tardi può vanificare i benefici attesi dal market timing. E spesso le decisioni non sono razionali, ma guidate da emozioni come paura e avidità. La finanza comportamentale lo dimostra: in presenza di volatilità, gli investitori tendono a farsi influenzare dal momento, prendendo decisioni impulsive anziché strategiche.

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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