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Quando vendere le azioni: le casistiche

vendere le azioni
28/07/2025

Capire quando vendere le azioni rappresenta uno dei momenti più delicati nel percorso di ogni investitore. Mentre acquistare può essere frutto di entusiasmo, fiducia nei mercati o analisi tecnica/fondamentale, la vendita richiede consapevolezza ed un chiaro obiettivo.

È importante ricordare che le azioni si possono vendere in qualsiasi momento durante gli orari di negoziazione, ma questa flessibilità operativa non deve tradursi in decisioni impulsive. Al contrario, ogni operazione di vendita dovrebbe essere frutto di un’analisi ponderata che consideri obiettivi personali, condizioni di mercato e prospettive future dell’azione stessa.

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Quando è il momento migliore per vendere un'azione?

Il timing perfetto per vendere le azioni non esiste in termini assoluti, ma può essere identificato attraverso l’analisi di diversi parametri oggettivi e soggettivi: la strategia di investimento adottata, gli obiettivi finanziari prefissati e le condizioni specifiche in cui si trova sia il titolo che il mercato in generale.

Per gli investitori orientati al value investing, il momento migliore per vendere coincide spesso con il raggiungimento del fair value stimato per l’azione. Quando il prezzo di mercato si avvicina o supera la valutazione intrinseca calcolata attraverso modelli di analisi fondamentale, può essere opportuno prendere profitto e destinare il capitale ad opportunità più interessanti.

Gli investitori growth, invece, tendono a mantenere le posizioni fintanto che i fondamentali dell’azienda continuano a migliorare e le prospettive di crescita rimangono solide. Per questa categoria, la vendita delle azioni dipende soprattutto dal deterioramento delle metriche di crescita o dal raggiungimento di una maturità aziendale che limita le prospettive future.

Chi adotta una strategia momentum, infine, si concentra sui segnali di analisi tecnica e sui trend di mercato, vendendo quando si verificano inversioni di tendenza o rotture di supporti significativi. Questo approccio richiede un monitoraggio costante e una maggiore reattività alle fluttuazioni di breve periodo.

Indipendentemente dall’approccio scelto, alcuni principi universali possono guidare la decisione di vendita: il raggiungimento degli obiettivi prefissati, il cambiamento sostanziale delle condizioni che hanno motivato l’acquisto, la necessità di riequilibrare il portafoglio,  l’emergere di opportunità alternative più interessanti o la necessità di liquidità.

Un esempio di vendita in perdita

Un caso emblematico che illustra le dinamiche emotive e strategiche legate alla vendita di azioni è quello di Peloton, azienda produttrice di attrezzature fitness domestiche che ha vissuto un boom straordinario durante la pandemia seguito da un crollo altrettanto spettacolare.

Immaginiamo un investitore che acquista 100 azioni Peloton a 60 dollari durante il picco dell’entusiasmo per il fitness domestico, con l’obiettivo iniziale di vendere a 90 dollari per realizzare un guadagno del 50%. Tuttavia, quando il titolo raggiunge e supera i 100 dollari, l’euforia prende il sopravvento sulla disciplina. L’investitore decide di mantenere la posizione, convinto che il trend positivo possa continuare indefinitamente.

Il prezzo continua a salire fino a toccare i 120 dollari, momento in cui l’azione vale  200% in più rispetto al prezzo di acquisto. L’avidità ha ormai sostituito completamente la strategia razionale, e l’investitore sogna guadagni ancora più elevati. Tuttavia, quando le restrizioni pandemiche iniziano ad allentarsi e il mercato del fitness domestico si normalizza, il titolo inizia una discesa inesorabile.

Nonostante il crollo, l’investitore mantiene le azioni sperando in un rimbalzo che riporti il prezzo almeno al punto di pareggio. Questa speranza si trasforma gradualmente in disperazione mentre il titolo scende sotto i 50 dollari, poi sotto i 30, fino a raggiungere livelli intorno ai 12-15 dollari. Solo a questo punto, sopraffatto dalla frustrazione e dalla paura di ulteriori perdite, l’investitore decide di vendere, cristallizzando una perdita di circa l’80% rispetto al prezzo di acquisto.

Questo esempio illustra chiaramente come l’assenza di una strategia disciplinata e il predominio delle emozioni possano trasformare quello che inizialmente era un investimento vincente in una perdita significativa. Se l’investitore avesse rispettato il piano iniziale, avrebbe realizzato un profitto sostanziale invece di subire una perdita molto rilevante.

I casi consigliati in cui vendere un'azione

Ecco un elenco di situazioni in cui vendere le azioni è non solo legittimo, ma consigliabile:

  1. Hai raggiunto l’obiettivo di guadagno prestabilito
    Se il titolo ha raggiunto un rendimento target (es. +20% o +50%) stabilito a priori, è saggio valutare la vendita. Sapere quando vendere azioni in guadagno ti permette di incassare i profitti e ridurre il rischio di un’inversione improvvisa.
  2. Cambiamento nei fondamentali dell’azienda
    Se emergessero segnali negativi nei bilanci, riduzione degli utili, aumento dell’indebitamento o perdita di quote di mercato, potrebbe essere il momento di vendere, soprattutto se questi segnali non erano previsti al momento dell’acquisto.
  3. Sottoperformance continuativa rispetto al mercato
    Un titolo che per lunghi periodi rende meno dell’indice di riferimento può indicare problemi strutturali. In questi casi, conviene valutare opportunità migliori per il capitale investito.
  4. Necessità di ribilanciare il portafoglio
    Se un’azione avesse una crescita importante, potrebbe rappresentare una percentuale troppo alta del tuo portafoglio. Vendere una parte ti consente di riequilibrare l’esposizione al rischio.
  5. Hai bisogno di liquidità
    A volte le esigenze personali cambiano: acquisto di una casa, spese impreviste, cambio di lavoro. In questi casi, la vendita di un titolo può fornire i fondi necessari.
  6. Migliori opportunità sul mercato
    I mercati sono dinamici. Se emergono titoli con potenzialità più elevate e solidi fondamentali, vendere per reinvestire può essere una scelta strategica.
  7. Perdita di fiducia nel management o nella strategia aziendale
    Se il management prende decisioni incoerenti o cambia rotta rispetto ai piani iniziali, è lecito rivedere la propria posizione.
  8. Stop-loss o soglia di perdita raggiunta
    Impostare una soglia di perdita massima aiuta a evitare il bias dell’attesa. Se il prezzo scende oltre quella soglia, vendere riduce ulteriori perdite e libera risorse per altre opportunità di investimento.

 

In definitiva: la chiave è la strategia

La verità è che la vendita di azioni non si basa solo sul prezzo, ma su un insieme di fattori personali, tecnici e psicologici. Una vendita impulsiva può compromettere mesi o anni di buone decisioni. Una vendita ben ponderata, invece, può consolidare profitti o limitare perdite.

Una strategia momentum, ad esempio, prevede che si venda quando il titolo perde forza, anche se si è ancora in guadagno. Un investitore con orizzonte di lungo termine, al contrario, potrebbe preferire mantenere la posizione e sfruttare eventuali cali per acquistare ancora.

Qualunque sia il tuo approccio, l’importante è non improvvisare; le emozioni sono pessime consigliere in finanza, serve quindi pianificazione, controllo del rischio ed una strategia ben definita.

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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