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Dalla Serie A ai dilettanti: cosa prevede il PNRR per lo sviluppo dello sport

30/01/2023

Mens sana in corpore sano: una mente sana trae giovamento da un corpo sano. In realtà, l’antica massima di Giovenale, poeta e retore romano, aveva in origine un significato diverso rispetto a quello attribuitogli oggi, ossia che l’umanità deve aspirare alla sanità dell’anima e alla salute del corpo, ma queste non sono collegate e, anzi, bisogna sperare che gli dei concedano entrambe. Nel mondo occidentale contemporaneo, il senso del motto è stato ribaltato, diventando così simbolo degli effetti positivi della pratica sportiva sull’equilibrio psicofisico. Un concetto ben noto in Italia.

Terra di santi, poeti e sportivi

Negli ultimi 20 anni, in Italia sono aumentate le persone di tre anni e più che praticano attività sportiva nel tempo libero dal 59,1% del 2000 al 66,2% della popolazione nel 2021. Si riduce la quota di chi non pratica alcuna attività, che scende dal 37,5% al 33,7%. Lo sport è praticato in prevalenza dagli uomini (39,8% contro il 29,6% delle donne) sebbene il gap di genere si sia ridotto di quasi 30 punti percentuali fra il 2000 e il 2021. La pandemia, inoltre, ha influito negativamente sulla pratica sportiva della fascia 3-17 anni, passando dal 51,3% prepandemico al 36,2%, con un aumento del tasso di sedentarietà. Sulla voglia di bambini e ragazzi di fare sport pesa l’esempio dei genitori: quasi 8 su 10 praticano sport se entrambi i genitori fanno attività fisica. Dato che scende a 3 su 10 se entrambi i genitori hanno uno stile di vita sedentario.*

In Italia ci sono più di 13 milioni di tesserati al registro del Coni e 115mila associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate a uno o più organismi riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale. Le federazioni sportive sono 44, nelle quali vengono praticati 102 sport e 371 discipline sportive differenti. Un vero e proprio tesoro dal quale le nazionali selezionano i campioni che ogni anno regalano molte soddisfazioni ai tifosi azzurri.**

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PNRR per lo sport: cosa prevede il Piano?

Le infrastrutture sportive italiane, tuttavia, non sempre sono all’altezza della passione che anima chi ne usufruisce. Questione che non riguarda solo le piccole realtà locali ma anche le grandi città, coinvolgendo talvolta associazioni sportive blasonate. Per questo motivo, il PNRR dedica 700 mln di euro al miglioramento delle infrastrutture sportive su tutto il territorio nazionale, con interventi tesi a favorire il recupero di aree urbane, con riverberi positivi sulla diminuzione del degrado sociale.

I capitoli del PNRR dedicati allo sport si suddividono in tre tipologie di interventi: una prima linea dedicata alla rigenerazione delle strutture sportive attraverso la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli impianti già esistenti; una seconda linea che prevede la costruzione di nuove strutture sportive, nel rispetto degli obiettivi di transizione verde e della trasformazione digitale.

Le linee citate, a loro volta, si suddividono in tre cluster:

  • Cluster 1: Investimenti per il recupero di aree urbane attraverso la realizzazione di nuovi impianti sportivi, di cittadelle dello sport e impianti polivalenti indoor da parte di Capoluoghi di Regione, Capoluoghi di Provincia con popolazione residente superiore a 20.000 abitanti e Comuni con popolazione residente superiore a 50.000 abitanti.
  • Cluster 2: Investimenti per l’efficientamento delle strutture esistenti da parte di Capoluoghi di Regione, Capoluoghi di Provincia con popolazione residente superiore a 20.000 abitanti e Comuni con popolazione residente superiore a 50.000 abitanti.
  • Cluster 3: Creazione di nuovi impianti o rigenerazione di impianti esistenti di interesse delle Federazioni sportive.

A queste si aggiunge una terza linea di intervento che prevede la realizzazione di parchi e percorsi all’aperto dotati di nuove tecnologie per promuovere l’attività sportiva nei comuni con una popolazione inferiore ai 10mila abitanti, con focus sul Mezzogiorno e sui territori privi di campi da gioco pubblici. Dal punto di vista territoriale, le Regioni a cui sono destinati più fondi sono Emilia-Romagna (80,5 mln), Puglia (67 mln) e Sicilia (66,7 mln). È importante sottolineare, tuttavia, che le risorse del PNRR sono spesso affiancate da co-finanziamenti dei soggetti beneficiari. Se al calcolo aggiungiamo questa variabile, la classifica cambia: al primo posto c’è la Lombardia (102 mln di cui 42 in proprio), seguita da Emilia-Romagna (18,5 mln in proprio) e Toscana (77 mln di cui 25 in proprio).

PNRR e rifacimento degli stadi: no della Commissione EU

Come già detto, gli interventi sugli impianti sportivi hanno una forte valenza sociale. Una struttura funzionale genera interesse e aiuta a canalizzare le attenzioni dei più giovani verso forme di intrattenimento salutari per la crescita dell’individuo. Tuttavia, all’interno dei Piani urbani integrati legati al PNRR erano presenti inizialmente interventi di riqualificazione di strutture di società professionistiche di massimo livello: è il caso del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze. Il primo ospiterà un nuovo palasport e il nuovo stadio del Venezia Football Club; il secondo ospita attualmente le partite casalinghe della Fiorentina. Un uso di risorse europee che non è piaciuto alla Commissione UE: ad aprile 2023 che, dopo ulteriori consulti tecnici, Bruxelles ha stabilito che i lavori agli stadi indicati non potranno essere rendicontati fra le risorse del PNRR. Una questione annosa, quella degli stadi italiani, i meno adatti al calcio contemporaneo fra gli impianti dei primi cinque campionati europei per fatturato. Uno scenario che potrebbe cambiare dopo l’assegnazione congiunta a Italia e Turchia dell’organizzazione dei campionati Europei del 2032. Che siano impianti di nuova costruzione o ristrutturati, di certo i fondi utilizzati non saranno legati al PNRR.

PNRR tra sport e riscatto sociale

Lo sport sa essere strumento di riscatto sociale, dando obiettivi di vita e disciplina ai giovani che crescono nelle zone a maggior rischio sociale. Non stupisce, dunque, come il PNRR definisca i fondi per l’attività sportiva all’interno della cornice dell’inclusione sociale. Eppure, qualcosa in più poteva essere fatto, come suggerisce lo stesso Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi: “È vero che ogni singolo euro è benedetto, ma quella dedicata allo sport è una percentuale che supera di poco lo 0,3% a fronte di un Pil prodotto dallo sport che è dell’1,37%. C’è asimmetria in questo”.

Contenuti editoriali a cura di Class CNBC

 

 

*Fonte: Sport, attività fisica e sedentarietà – Istat dicembre 2022

**Fonte: I numeri dello Sport – CONI 2020

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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