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ZES per la ripartenza del Sud: cosa prevede il PNRR

20/03/2023

Dualismo fra attività costiere e dell’entroterra, scarsa industrializzazione a favore di piccoli commerci, burocrazia e speculazione edilizia: sono alcune delle cause dell’arretratezza dell’economia delle regioni meridionali italiane. Problemi che conducono a una drastica previsione: ‘il divario fra Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020’. A dirlo è il professor Pasquale Saraceno in un lungo approfondimento sul Corriere della Sera. Data di pubblicazione: 13 settembre 1972.

A più di 40 anni di distanza, con il mondo rivoluzionato dal crollo dell’Unione Sovietica, ascesa della Cina, economia digitale e pandemia, il divario fra Nord e Sud non sembra essersi ridotto. Una delle iniziative per intervenire in merito sono le Zone Economiche Speciali, o più semplicemente ZES, costituite con lo scopo di attrarre investimenti e valorizzare il territorio.

ZES: quasi un secolo di storia

Le ZES sono aree geograficamente delimitate che godono di incentivi nazionali specifici per le attività produttive, lo sviluppo del commercio e l’innovazione tecnologica. Di norma, gli incentivi si concretizzano in semplificazioni burocratiche, esenzioni fiscali e potenziamento delle infrastrutture. L’obiettivo è creare dei poli di crescita, attirare gli investimenti dei privati e generare vantaggi per il territorio interessato, combattendo la disoccupazione e favorendo la coesione sociale.

Le prime ZES nacquero negli anni ’30 negli USA per poi diffondersi nel resto del mondo. Oggi oltre il 40% delle circa 4.500 ZES globali si trova in Asia. In Cina, ad esempio, le ZES contribuiscono al 22% del PIL, a oltre il 45% degli investimenti diretti esteri e al 60% dell’export. In Europa esistono più di 90 ZES e il Paese che ne conta di più è la Polonia con 14 aree riconosciute*.

In Italia le ZES sono state istituite con il DL 91/2017, a cui ha fatto seguito il DPCM del 25 gennaio 2018 che ne ha definito le caratteristiche. In particolare, le ZES del Mezzogiorno devono includere almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti. Inoltre, la loro costituzione deve avvenire su proposta delle Regioni meno sviluppate (Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia) o in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna).

Sul fronte governance, il “Piano Sud 2030 – Sviluppo e Coesione per l’Italia”, presentato nel 2020, stabilisce che a presiedere una ZES sia un Commissario Straordinario di Governo e non il Presidente dell’Autorità Portuale, come avveniva in precedenza.

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PNRR: Gli interventi per le ZES

Il PNRR stanzia 630 mln di euro, da dividere fra le 8 ZES del Sud Italia, per investimenti infrastrutturali che colleghino i territori alle reti di trasporti nazionali ed europee e per avviare lavori di urbanizzazione, industrializzazione e recupero ambientale. A queste risorse vanno aggiunti 1,2 mld di euro che il PNRR destina agli interventi sui porti del Mezzogiorno e 250 mln di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dedicati alla semplificazione degli interventi, soprattutto per quanto riguarda la durata dei lavori. In totale, circa 2 mld di euro per sviluppare l’ecosistema ZES.

 

Sul fronte trasporti, in particolare, il PNRR si concentra su tre fronti:

  • I collegamenti fra le aree industriali e la rete di trasporti nazionale (il cosiddetto “ultimo miglio”), nella maggior parte dei casi ferroviari, per ridurre i costi della logistica.
  • L’urbanizzazione delle aree primarie per favorire gli investimenti. Gli operatori economici, sebbene pronti a investire, spesso sono scoraggiati dal muovere capitali a causa della scarso sviluppo urbano e infrastrutturale.
  • Il rinnovo delle reti di trasporto esistenti e l’aumento della loro efficienza con interventi mirati.

Il peso geopolitico delle ZES

Oltre a favorire le economie nazionali in cui sono inserite, le ZES possono influire sullo scenario politico internazionale. Ad esempio, vista la loro posizione geografica, le ZES del Sud Italia potrebbero giocare un ruolo importante nella partita dell’approvvigionamento energetico europeo. Il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti consentirebbe una gestione più agevole di eventuali nuovi flussi energetici dal Nord Africa, stimati in aumento nei prossimi anni a causa della guerra in Ucraina e dalla crescente spinta di Bruxelles ad affrancarsi dalle forniture di Mosca.

In ogni caso, il successo delle ZES non può prescindere da una strategia nazionale coerente e di lungo periodo, che coinvolga gli enti locali e il tessuto sociale del territorio, per attrarre gli investimenti esteri e mostrare le proprie potenzialità in ambito europeo. Lo scopo è respingere, dunque, l’immagine di “percettore di sussidio” con bassi tassi di crescita e diventare centri di innovazione e sviluppo per contribuire all’economia nazionale.

Contenuti editoriali a cura di Class CNBC

*Community Ambrosetti Club – Scenario Sud di The European House – Ambrosetti 2021

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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