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Indicatore di rischio: cos’è il profilo di rischio da 1 a 7?

profilo di rischio da 1 a 7
28/07/2025

Negli investimenti, capire quanto si è disposti a rischiare è il primo passo per costruire un portafoglio coerente. È qui che entra in gioco il profilo di rischio, una valutazione che incrocia conoscenza, obiettivi, orizzonte temporale, situazione patrimoniale e tolleranza personale alla volatilità.

Da questo parametro dipende la selezione degli strumenti finanziari e soprattutto l’equilibrio tra rischio e rendimento: più alto è il rischio che si è disposti a sostenere, maggiori sono i potenziali rendimenti. Conoscere il proprio profilo di rischio, in una scala convenzionale che va da 1 a 7, aiuta a costruire un portafoglio coerente con la propria propensione al rischio, investendo in modo consapevole e sostenibile nel tempo.

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Cos'è il profilo di rischio?

Il profilo di rischio è un indicatore che rappresenta la capacità e la disponibilità dell’investitore ad assumersi rischi nel tempo, con l’obiettivo di ottenere un determinato rendimento. Si basa su una combinazione di fattori oggettivi (come reddito, patrimonio, esperienza finanziaria) e soggettivi (come la tolleranza emotiva alle perdite).

Questo profilo viene definito da banche e intermediari finanziari per suggerire soluzioni di investimento adeguate, evitando squilibri tra le aspettative dell’investitore e la reale esposizione al rischio degli strumenti finanziari scelti.

Profilo di rischio da 1 a 7: cosa rappresenta?

La scala da 1 a 7

La classificazione da 1 a 7 aiuta a identificare il profilo dell’investitore, che viene associato con le diverse tipologie di strumenti finanziari. Ecco una tabella sintetica dei profili:

Profilo di rischio Descrizione
1 Molto prudente: prodotti a basso rischio e bassa volatilità, come i titoli di Stato a breve termine.
2 Prudente: tolleranza al rischio leggermente maggiore, con prodotti a reddito fisso.
3 Moderato: inizio di esposizione ai mercati azionari, ma ancora bilanciata.
4 Bilanciato: mix equilibrato tra obbligazioni e azioni.
5 Dinamico: maggiore esposizione alle azioni, con accettazione di una certa volatilità.
6 Aggressivo: investimenti prevalentemente azionari o in mercati emergenti.
7 Molto aggressivo: prodotti altamente speculativi o complessi, soggetti a forti oscillazioni.

La Mifid 2

La normativa MiFID II, in vigore dal 2018, è una direttiva europea che rafforza la tutela degli investitori e promuove maggiore trasparenza nella consulenza e distribuzione di strumenti finanziari. Obbliga banche e intermediari a fornire informazioni chiare su costi, rischi e caratteristiche dei prodotti.

Ogni investimento deve essere accompagnato dal KID (Key Information Document), un documento standard che riporta, tra le altre cose, il livello di rischio del prodotto su una scala da 1 a 7 e scenari di rendimento.

Le autorità di vigilanza, come ESMA e Consob, possono intervenire per vietare prodotti inadeguati, mentre gli strumenti devono essere etichettati in base al profilo di investitore cui sono destinati, favorendo una scelta più consapevole.

Il punteggio del profilo di rischio da 1 a 7

Il punteggio viene associato ai vari strumenti finanziari tramite modelli che tengono conto di diverse variabili quantitative e qualitative. Tra i principali fattori che determinano il livello di rischio negli investimenti troviamo:

  • Volatilità storica: misura quanto oscillano i rendimenti nel tempo. Maggiore è la volatilità, più alto sarà il rischio percepito.
  • Correlazione con il mercato: indica quanto il rendimento di un prodotto segue l’andamento generale dei mercati finanziari.
  • Liquidità: valuta quanto facilmente è possibile vendere lo strumento senza perdite significative.
  • Complessità del prodotto: strumenti derivati, strutturati o a leva presentano livelli di rischio più elevati.
  • Durata dell’investimento: più lungo è l’orizzonte temporale, maggiore può essere l’esposizione tollerabile al rischio.
  • Tipo di asset sottostante: azioni, obbligazioni, fondi, ETF o altri strumenti hanno profili di rischio diversi.

Quale profilo di rischio scegliere?

La scelta del profilo di rischio deve riflettere in modo realistico le caratteristiche personali e gli obiettivi finanziari dell’investitore. Un elemento determinante è normalmente l’età: chi è più giovane, avendo davanti a sé un orizzonte temporale più lungo, può permettersi una maggiore esposizione al rischio, tollerando anche fasi di volatilità per puntare a rendimenti potenzialmente più elevati nel tempo. Al contrario, chi si avvicina alla pensione o ha obiettivi a breve termine tende a preferire soluzioni più stabili, con un rischio contenuto. In questi casi la priorità diventa la protezione del capitale, anche a costo di rinunciare a opportunità di guadagno più alte.

Individuare con precisione il proprio profilo di rischio da 1 a 7 è quindi essenziale per costruire un portafoglio coerente, efficiente e sostenibile. Per farlo, è consigliabile il supporto di un consulente finanziario qualificato: gli istituti autorizzati mettono a disposizione questionari strutturati, pensati per valutare la propensione al rischio, la situazione patrimoniale, gli obiettivi e la tolleranza soggettiva nei confronti delle perdite.

È utile ricordare che un portafoglio ben costruito non deve essere per forza rischioso o prudente in toto: la chiave sta nella diversificazione del portafoglio. Un mix bilanciato tra componenti più stabili (come obbligazioni o fondi monetari) e strumenti più dinamici (come azioni o fondi azionari) consente di modulare il rischio e ottimizzare i rendimenti in base agli obiettivi personali.

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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