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PA Digitale: le opportunità per le imprese tra Cloud e Sicurezza

30/08/2023

Il PNRR offre un’occasione unica per cambiare le fondamenta della PA, togliendo il nodo risorse dall’equazione, grazie ai fondi europei, con un programma di sviluppo che prevede interventi sulle infrastrutture e sulle logiche che regolano la burocrazia italiana.
La messa in atto del Piano, tuttavia, non è scontata: da un lato, prevede un coinvolgimento di aziende pubbliche e private, sotto la supervisione dei Ministeri di competenza; dall’altro, rende necessaria la presenza di competenze digitali avanzate da parte di chi offre servizi ai cittadini. Qualità non sempre presenti, complice un’età media dei dipendenti pubblici di circa 50 anni*.

L'importanza del cloud

Pilastro del percorso di trasformazione è la migrazione al Cloud, affinché dati e applicazioni della PA siano accessibili ovunque con facilità. Un investimento da 1 miliardo di euro per consentire a ciascuna amministrazione locale di scegliere fra una gamma di ambienti cloud sicuri e certificati. I fornitori privati, europei o Big Tech, saranno censiti e autorizzati da un team coordinato dal Ministero dell’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, affinché il passaggio sia tempestivo e senza ritardi. Per coordinare la Strategia Cloud Italia, il PNRR prevede la creazione di un Polo Strategico Nazionale, partecipato da TIM, Leonardo, CDP Equity e Sogei, con un investimento complessivo di 723,2 milioni di euro per strutturare e definire, ad esempio, sistemi IT, cybersecurity, postazioni di lavoro, spazi adeguati per i dipendenti, software e costi di progettazione.

Oltre al PSN, le amministrazioni potranno trasferire i propri dati sul Cloud “public” di uno degli operatori di mercato certificati. Un’occasione per le imprese tecnologiche italiane ed europee, sebbene sia alto l’interesse delle Big Tech della Silicon Valley: lo sviluppo di data center nazionali garantirebbe una crescita industriale e di posizionamento sul mercato globale delle tecnologie, in un settore dove l’Europa – specialmente l’Italia – è meno preparata rispetto
a Cina e Stati Uniti. In ogni caso, la migrazione degli archivi della PA verso il Cloud, pubblico o privato che sia, dipenderà da requisiti di scalabilità, performance e, soprattutto, sensibilità dei dati gestiti. Ciascuna amministrazione manterrà la propria indipendenza nello sviluppo di applicazioni e gestione dei dati.

Stando al PNRR, la migrazione verso il Cloud di 12.464 amministrazioni locali dovrà terminare entro giugno 2026.

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La regola “Once only”

Dopo la transizione, alla base dei servizi in Cloud della PA ci sarà il principio “Once only”: il sistema dovrà garantire l’interoperabilità dei dataset tramite le API (come accade, ad esempio, nelle app di pagamento via smartphone) condivise fra tutte le amministrazioni locali. In poche parole: le informazioni sui cittadini saranno a disposizione immediatamente e senza ulteriori richieste ad archivi
di altre PA.

Il passo delle tre “i”

Altro pilastro della rivoluzione digitale della PA è la creazione di “3-I Spa”, prima software house interamente pubblica al servizio del welfare. 3-I Spa si occuperà di sviluppo, conduzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici per ISTAT, INPS e INAIL (da qui le tre “i”) a cui si aggiungono la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza e altre PA centrali. L’obiettivo è ottimizzare i costi ed estendere i servizi offerti ai cittadini, in modo da migliorarne l’accessibilità e adeguarsi agli standard condivisi dai membri UE. Operazione che richiederà la presenza di figure professionali informatiche interne, in grado di gestire i software e l’analisi delle procedure. Un aspetto, come accennato, da non dare per acquisito: il ricorso a forniture esterne degli ultimi anni, sia per hardware che software, testimonia la mancanza nella PA di quei professionisti ICT che in prima persona gestiranno la transizione digitale dettata dal PNRR.

Le opportunità per le imprese

Il mercato del Cloud in Italia continua a crescere con un valore che supera i 4,5 miliardi ** (+18% rispetto al 2021). Una tendenza spinta dalla necessità di digitalizzazione delle aziende ma anche di ridurre l’impatto carbonico: sebbene solo il 14% delle organizzazioni end user italiane possegga una strategia di “Green IT”, un ulteriore 21% inizia a muovere i primi passi in questa direzione.

In tema PNRR e PA, la componente Public&Hybrid Cloud, ossia l’insieme dei servizi forniti da provider esterni con l’interconnessione fra Cloud pubblici e privati, registra la crescita più marcata con una spesa di 2,95 mld (+22% sul 2021). Fra le grandi imprese, il Cloud è ormai una realtà consolidata: il 44% di esse lo usa per
l’erogazione del parco applicativo.
Insomma, la transizione della PA verso il digitale rappresenta non solo una svolta per i cittadini ma un’occasione di crescita per le imprese italiane.

Contenuti a cura di ClassCNBC

*Forum PA 2022 – giugno 2022
3,2 mln di dipendenti pubblici (età media 50 anni). Obiettivo: 4 mln di dipendenti pubblici con età media di 44 anni entro il 2028.
**12° edizione Osservatorio Cloud Transformation – Politecnico di Milano

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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