Trading discrezionale o automatizzato: quale strada scegliere?

21/11/2019

La tecnologia offre innumerevoli modi di investire sui mercati finanziari, ma per i trader le possibilità sono sostanzialmente due: il trading discrezionale e il trading automatizzato. Che è un po’ come riproporre il secolare confronto tra uomo e macchina, tra l’intelligenza e l’adattabilità dell’homo sapiens, da una parte, e l’inesorabilità e l’enorme capacità di elaborazione degli strumenti digitali.

Se infatti il trading automatizzato si configura quasi come una “gestione del risparmio” (quando non lo è effettivamente) da parte di specifici software, il trading discrezionale è a tutti gli effetti ciò che comunemente si intende per trading online, cioè l’applicazione di strategie e tattiche finanziarie operative sulla base di analisi, percezioni ed esperienze personali del trader. Non si pensi che uno dei due approcci sia in assoluto migliore dell’altro.

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Trading discrezionale e automatizzato: uomo VS macchina

Il trading discrezionale si basa solitamente su un’esperienza acquisita sul campo, partendo dallo studio accurato dell’analisi tecnica (con particolare riferimento agli indicatori) e dei meccanismi di funzionamento dei mercati e degli strumenti finanziari, attraverso molteplici fasi di mercato (e quindi con strategie adattative sempre diverse) per arrivare a quella che i trader di lungo corso definiscono “sensibilità del mercato”.

Questo tipo di approccio ai mercati ha in sé un elemento che è allo stesso tempo un punto di forza e di estrema debolezza: la psicologia. Il trading discrezionale, infatti, proprio perché punta tutto sulle capacità-competenze-qualità personali del trader, ne sfrutta fino in fondo le caratteristiche umane di adattabilità e comprensione dei processi in grado di andare oltre la mera analisi numerico-funzionale, ma è preda allo stesso tempo di euforie, depressioni, errori di valutazione, sottovalutazione dei rischi e così via.

Al contrario, lo strumento principe dei trader che prediligono il trading automatizzato, cioè il trading system, può essere applicato con la sicurezza che le condizioni in esso inserite verranno eseguite senza alcuna esitazione nel modo in cui sono state concepite. A sua volta, questo è un punto di forza (l’assenza dell’influenza negativa degli sbalzi d’umore del trader) ma ne è anche il punto di debolezza, per l’incapacità del trading system di adattarsi a fasi di mercato differenti da quelle previste per esso dal suo creatore. I sistemi automatizzati devono essere quindi sempre attentamente monitorati e ad essi va fatta una costante manutenzione.

Illusioni ed efficacia del trading discrezionale

Tra le criticità del trading discrezionale c’è, per esempio, la cosiddetta “illusione ottica”, così come definita dal trader italiano Stefano Fanton, ovvero l’identificazione sul grafico di opportunità che spesso si rivelano inesistenti e delle quali, quando ci sono, il trader tende a vedere i vantaggi trascurandone i rischi.

Tuttavia un trader ben preparato può operare efficacemente long (al rialzo) come short (al ribasso), in fase laterale (con i grafici piatti) come in presenza di forte volatilità, perché potrà sostituire o aggiornare gli indicatori utilizzati, il timing, il tipo di strumento su cui operare, i volumi impiegati e la frequenza operativa con grande rapidità, adattandosi alla situazione e fermandosi quando necessario anche per lunghi periodi.

Un’adattabilità che la stragrande maggioranza dei trading system ancora non possiede, per quanto gli sviluppi delle reti neurali, dell’intelligenza artificiale, dei computer quantici, del robo-advisoring e di una crescente, immensa, capacità elaborativa potrebbero cambiare le cose in brevissimo tempo.

La strada migliore verso il trading

Il trading discrezionale, quindi, è il trading soggettivo, individuale e, generalmente, il primo livello che affrontano i trader neofiti. Ma è la strada migliore per il trading?

Il fatto che nel settore degli investimenti finanziari si trovino spesso dei bivi determinanti con percorsi fortemente divergenti e senza che nessuno di essi sia definibile oggettivamente il migliore in assoluto, fa venire in mente una battuta del comico Claudio Bisio di alcuni anni fa: “Quando vedi un bivio, imboccalo”.

Come nella scelta tra analisi tecnica e analisi fondamentale, la scelta giusta è quella di scegliere entrambi gli elementi, cioè studiarli, conoscerli e imparare a comprendere vantaggi e svantaggi, per arrivare ad usare di entrambi ciò che si rivela più efficace nell’incontro diretto con i mercati. Quindi il trading discrezionale può aiutare a comprendere come vengono costruiti i sistemi automatizzati, mentre questi ultimi possono essere utili strumenti per integrare le proprie strategie.

Va infine considerato che il trading discrezionale ha un impatto non trascurabile a livello di stress emotivo, perché costringe a seguire i mercati personalmente e con frequenza, oltre a impegnare molto più tempo spesso anche di sera o di notte, senza contare la necessità di aggiornarsi e studiare costantemente tecniche, informazioni e notizie.

Discrezione e direzione

Un punto di avvicinamento tra trading discrezionale e trading automatizzato può essere considerato il trading non direzionale, che, non a caso, è un tipo di tecnica spesso presa in considerazione anche per lo sviluppo dei trading system.

In questo caso si ipotizza che l’andamento dei mercati, visualizzato sui grafici, sia a grandi linee ciclico e che quindi in determinate condizioni i prezzi transitino da certi livelli per poi ritornarci attraverso diverse fasi più o meno prevedibili. Se così è (ma non tutti gli analisti concordano su questo punto), ciò significa che è possibile ipotizzare livelli precisi a cui inserire stop loss o take profit indipendentemente dal percorso che il grafico seguirà tra l’ingresso e l’uscita.

Dov’è il punto di incontro tra discrezione e automatizzazione? Nel fatto che si tratta di una strategia da seguire “freddamente”, liberandosi dalle emozioni, per evitare che nelle fasi di ribasso o di forte volatilità si venga colti dalla tentazione di modificare la strategia e proprio nel momento peggiore.

di Andrea Fiorini

 

 

 

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